Piccole Donne, Recensione Film





Piccole Donne è l'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Louisa May Alcott Little Women (1868). Nascosta, ma ben visibile dietro la macchina da presa c'è Greta Gerwig, che a due anni di distanza dal pluricandidato agli Oscar Lady Bird (2017) torna a firmare con la sua inconfondibile impronta un grande classico della letteratura americana. La storia segue fedelmente le vicende delle quattro sorelle March, alla cui fioritura sentimentale ed esperienziale e al solido, seppur controverso, rapporto con la famiglia, fa da sfondo la Guerra Civile americana. 


La narrazione si apre in medias res con Jo March adulta, incarnata da una Saoirse Ronan che regala all'interpretazione una cura indomita. Personalità ambiziosa e restia a qualsiasi etichetta e divieto socialmente imposti, Jo March rappresenta il perno esistenziale di un microcosmo familiare, raccolto in un semicerchio di poltrone e coperte calde alla luce di un camino che brucia incessantemente e senza tregua il tempo. Anello di congiunzione tra finzione e realtà, Jo è alter-ego della scrittrice, costretta a vendere al vento la propria arte e le proprie parole scritte, a rifugiarsi in un agitato anonimato. Il montaggio alternato a cura di Nick Houy non riesce forse del tutto a restituire la pienezza evolutiva del continuo sfumarsi per poi fondersi nuovamente delle sorelle, in fiduciosa attesa alla finestra delle loro più fervide immaginazioni.


Alla fiera compostezza degli ideali di queste giovani donne, animate dalla più convinta ostinazione ad esistere, fa da contraltare la moralità esuberante di Theodore "Laurie" Laurence (Timothée Chalamet), amico fraterno e presente spettatore di questa antesi, ispirato alla vita per riflesso alla personalità ambiziosa e indomabile di Jo, suo amore libero e ammirato. I primi piani sulle tensioni emotive, sulle gestualità conturbanti, e la sceneggiatura incalzante si legano perfettamente alla straordinaria fotografia di Yorick Le Saux, capace di restituire alla visione quella speciale malinconia di un ricordo ancora vivido nell'alternarsi di tonalità calde botticelliane (adolescenza) e istantanee cianotiche (maturità). A plasmare e modellare i corpi è Jacqueline Durran, già costumista per Joe Wright in Orgoglio e Pregiudizio (2005), Espiazione (2007), Anna Karenina (2012) e L'ora più buia (2017).


Greta Gerwig si sdebita con le eroine del romanzo, restituisce gli equilibri e risana gli urti quotidiani di una rapida adolescenza, congelata nel dolore della perdita e nel timore del cambiamento. Jo March firma attraverso il suo romanzo la tregua con il dramma della crescita, con la naturalità del ciclo vitale, prende coscienza della necessità di riempire le dita di un'altra esistenza cui affidare la paura della solitudine, e scrive una storia. 



"Sto lavorando a un romanzo, è la storia della mia vita e di quella delle mie sorelle"
                                                                                                                                              Jo March












Commenti

  1. Splendida recensione! Ho sempre adorato i romanzi di Louisa May Alcott... ora non mi resta che vedere il film ;)

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    1. Assolutamente! Un cast brillante che spicca per energia, talento e carisma e una regia dallo sguardo delicato.

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