Smithereens: siamo solo degli utenti

Smithereens è una puntata della quinta stagione di Black Mirror, serie tv britannica prodotta da Netflix. Black Mirror fonda la sua identità sul far interfacciare umanità e tecnologia, in modo sempre innovativo.

Smithereens è un’app di social media, una piattaforma che subito ci ricorda Twitter, formato da una bacheca costantemente in aggiornamento ma fatta di brevi post e immagini. In questo episodio seguiamo le mosse di Charlie, che ci viene presentato come un autista di un servizio di trasporti stile Uber.


Questa puntata crea quindi un immaginario di applicazioni e piattaforme sociali molto simile a quello a cui siamo abituati. La nostra economia è sempre più basata sulle piattaforme on-line; architetture digitali progettate per interazioni tra utenti o imprese commerciali. Queste piattaforme creano un ecosistema di servizi e possibilità che ci permette di interagire e rispondere ad alcuni dei nostri bisogni.

Ogni piattaforma raccoglie dati per creare un’interfaccia il più possibile compatibile con la nostra persona. Inoltre queste piattaforme utilizzano degli specifici algoritmi per raffinare l’interfaccia in base ai nostri input. Le piattaforme sono poi utilizzate in diversi modi, dall’e-commerce, al car-sharing fino ad arrivare alle piattaforme di video streaming.

Smithereens ingloba appieno tutto questo mondo digitale, mostrandoci una società assuefatta da questi servizi. È interessante notare come queste piattaforme hanno cambiato la nostra concezione di realtà, eliminando gli intermediari. Ora siamo tutti utenti e interagiamo direttamente con la piattaforma che ci concede il determinato servizio.

In queste piattaforme la società si riversa e si riflette, ma allo stesso tempo vengono riprodotte nuove strutture sociali più complesse, attraverso l’abbattimento di limitazioni fisiche. Nasce così la platform society, una società basata sugli interessi privati di queste piattaforme.

Tornando alla puntata di Black Mirror, Charlie ci viene presentato come una persona apparentemente disturbata, con un’ossessione per Smithereens, in quanto accetta di prendere corse solo davanti alla sede del social e chiede a ogni persona che prende il suo taxi se lavori nell’azienda. Il giorno che finalmente un dipendente di Smithereens prende il suo taxi, Charlie attua il suo piano per riuscire a mettersi in contatto con il creatore del social network.

La puntata ci mostra in modo ironico e inusuale il creatore di Smithereens, Billy Bauer, collocandolo in un ritiro in solitudine nel silenzio. Questo modo di rappresentare fondatori di tecnologia innovativa è stato utilizzato anche in altre serie come Osmosis e Succession dove le start up vengono sempre inquadrati come posti di perdizione e svago, eccentrici e con poca reale affidabilità.

Attraverso questo impianto che fonde il thriller con un pizzico di ironia Smithereens lancia una forte critica alla struttura sociale che le piattaforme sociali hanno costruito. L’ossessione che il mondo digitale crea in noi fa sì che ognuno stia connesso continuamente, come se evitare di utilizzare queste piattaforme ci faccia sentire esclusi e in crisi di astinenza.

Charlie, durante la puntata, arriva a contattare Billy per raccontargli la sua storia. Lui è un uomo normale, che viveva una vita felice e utilizzava attivamente Smithereens; questa sua dipendenza lo portò ad usare il social alla guida causando la morte della sua fidanzata.

L’episodio porta quindi all’esagerazione il sistema di feedback che molte app hanno, disegnando una realtà in cui per far arrivare il tuo messaggio sei costretto a inscenare un rapimento. Con altre storie correlate le app come Smithereen infatti, ci vengono mostrate come altamente burocratizzate e gerarchizzate. Come se le piattaforme, che avrebbero dovuto scardinare il mercato economico e creare nuovi modelli di economia e di lavoro, si siano poi adagiate e allineate al corso del capitalismo.

È anche curioso osservare come nell’episodio ci venga mostrato il processo di controllo e archiviazione di dati delle piattaforme online. Durante la puntata infatti viene messo a confronto il modo di indagare della polizia e dei dipendenti del social, che grazie ai dati, al tracciamento e ad altri espedienti riescono a scoprire l’identità di Charlie in maniera più spedita rispetto alla polizia. Ogni social riesce quindi a creare un suo database di informazioni sugli utenti, riuscendo ad attuare un profiling completo.

Ciò che differenzia Smithereens dalle altre puntate di Black Mirror è però la sua non eccessiva allegoria. Smithereens non immagina futuri prossimi e non inventa tecnologie che portano all’eccesso meccanismo che già oggi conosciamo. Quello che fa è rappresentare una realtà quasi totalmente identica alla nostra, concentrando la narrazione sui personaggi, relegando la tecnologia sullo sfondo.

Smithereens si toglie quindi quella sensazione di distopia iperbolica che ritrovavamo negli altri episodi, rappresentando la nostra stessa realtà e mostrando concretamente le conseguenze di alcuni meccanismi sociali.

La dipendenza da social network è quindi vista come una conseguenza di un prodotto che lo stesso essere umano ha creato. L’umanità che quindi crea la sua fine attraverso un disallineamento di percezione della pericolosità di tali conseguenze, non tanto fisiche quanto sociali e mentali.

Non a caso, dopo un’iniziale caricaturalità anche il personaggio di Billy assume spessore, e ne scopriamo il lato più umano, sconfortato per il poco controllo che ha sulla sua stessa creatura digitale che per rientrare in meccanismi di guadagno si è allineata al gioco capitalistico.


Ciò che questo episodio quindi ci lascia non è una critica al sistema delle piattaforme. Smithereens nel suo macro discorso che ho cercato di analizzare prima, nel suo mostrare perfettamente i meccanismi platform, cerca di riportare l’attenzione sull’uomo come essere umano e sulle sue emozioni, su ciò che ci rende realmente esseri sociali.

Bisogna quindi recuperare quell’empatia che dà all’essere umano la possibilità di connettersi realmente. Proprio quell’empatia che Charlie nell’episodio prova per il suo ostaggio e che ha maturato con la perdita della sua fidanzata. Proprio quell’empatia che manca nelle immagini finali, le quali ci mostrano un ritorno alla normalità, e la storia, che fino a quel momento avevamo seguito, diventa una semplice notifica che si perde nella mole di dati che tutti i giorni ci scambiamo.

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