La La Land, analisi del film




“Dedicato ai folli e ai sognatori” recitava la locandina di La la land, film del 2016 di Damien Chazelle, uno dei giovani registi più promettenti e coraggiosi del panorama attuale. Tramite la storia d'amore tra Sebastian, un suonatore jazz (Ryan Gosling) e Mia, un'aspirante attrice (Emma Stone), Chazelle si apre alla riflessione sul cinema e sull'arte in generale, omaggiando i grandi musical classici degli anni d'oro hollywoodiani, ma contemporaneamente proponendoci una forma nuova, coraggiosa, di reinterpretare il musical nell'attualità.

Con “Another day of sun”, primo numero musicale del film e piano sequenza magistrale, un tripudio di colori e coreografie, comincia la visione del film. Ci immergiamo nella Los Angeles trafficata, una moderna strada di mattoni gialli del mago di Oz, un lungo cammino da fare per raggiungere i propri sogni, nella città dove tutto sembra possibile.

Il film è suddiviso secondo una stagionalità che riflette anche la sfera emozionale dei protagonisti. La storia parte dall'inverno e si concluderà tutto l'inverno di 5 anni dopo. In inverno le anime di Mia e Seb sono più sopite, distanti, il loro primo incontro non è dei migliori, con tanto di reciproche prese in giro l'uno nei confronti dell'altro.


Chazelle unisce una grande padronanza del mezzo tecnico, una colonna sonora magistrale (le musiche sono composte da Justin Hurwitz, amico e compagno di college) ad uno stile narrativo unico ed originale. E' interessante l'uso fatto dal regista dei colori, che delineano la psiche dei protagonisti attraverso la loro intensità. Il blu, in particolare, può essere letto come simbolo dell'amore per qualcosa che ci conduce verso una nostra passione. Nel provino che Mia fa all'inizio, indossa una giacca blu: è nel suo mondo, sta recitando. Dopo aver saputo l'esito negativo della sua performance, si apre la giacca blu e rivela una macchia di caffè sulla camicia. Una macchia, un difetto che Mia si porta addosso, perché è stufa di non riuscire a trovare il suo posto nel mondo del cinema. Canta poi di sperare di incontrare l'uomo della sua vita in “Someone in the crowd”, indossando un vestito blu; nel provino finale, che la consacrerà poi ad attrice, porta un maglioncino blu. Infine, nel loro ultimo incontro prima del flashforward a cinque anni più avanti, possiamo notare addosso ad entrambi vestiti blu.

Dall'inverno si passa alla primavera, che si riflette anche nei loro cuori: si contagiano a vicenda con le loro passioni e si innamorano. E' fondamentale il tema della passione contagiosa; dall'inizio alla fine del film l'amore di Chazelle per il cinema è palpabile. Le influenze dei film che lo hanno formato ( Les Parapluies De Cherbourg e Les demoiselles de Rechefort, tra gli altri) sono evidenti in questa dichiarazione d’amore per la settima arte in generale, non soltanto per il cinema di genere, che fa Chazelle.

Sebastian mostra imperterrito una passione contagiosa per il jazz; è un personaggio estremamente malinconico, ancorato al passato, anacronistico; è un purista del jazz, pensa che sia il pubblico a doversi adeguare al genere e non il genere a doversi adeguare all'attualità. Mia, invece, nonostante anche lei apprezzi un certo cinema “sbiadito”, del passato, ci viene presentata come più mainstream inizialmente. Poi tutto si ribalterà perchè sarà lui a doversi adeguare ai canoni del presente, per poter sopravvivere, entrando a far parte della band di Keith (John Legend).

Tutto esplode in estate tra di loro; tuttavia, nonostante il succedersi delle stagioni, scaturisce dalla visione del film un’idea di tempo immobile, in quanto ogni stagione, a Los Angeles è identica, in primo luogo dal punto di vista climatico. Il film sembra infatti atemporale, vive quasi in uno spazio a sé stante. C'è una perenne sospensione tra passato e presente, sia per quanto riguarda il rapporto del film con la modernità, la tecnologia, sia per ciò che concerne loro due. Si incontrano sempre in maniera casuale, tramite incontri fortuiti, come avveniva in un certo cinema del passato. C'è la tecnologia a disposizione ma non viene utilizzata: ad esempio, non si scambieranno mai i numeri di telefono. La tecnologia è un elemento di disturbo nel film (l'iphone che interrompe il momento di un possibile bacio, la pellicola di Rebel Without a Cause” che si brucia e fa lo stesso). Si riflette continuamente sullo scorrere del tempo, anche in un senso più generale; la domanda che si pone Chazelle è infatti come si possa portare avanti un’arte che sta morendo. 

Questa riflessione ha a che fare con il genere musicale nel cinema, ma anche con il jazz per Seb. A questo proposito è particolarmente interessante il discorso che fa Keith a Sebastian, riguardante la sua idea di jazz: gli dice che il jazz, in realtà, guarda al futuro, che lui sta sbagliando perchè non sta cercando un compromesso tra spettacolo del passato (il musical, l'arte, il jazz, il cinema in senso lato) e futuro. La domanda che si pone Chazelle per tutto il film è come reinterpretare il rapporto del cinema del presente con il musical, un genere considerato morto come il jazz per Seb, un genere su cui nessuno scommette da tempo. Ma come si può portare alla ribalta un genere? E’ proprio questo che decide di fare il regista attraverso quest'opera: proporci un musical aggiornato, contemporaneo, che guarda ai modelli e alle forme del passato ma ci presenta due aspiranti artisti che devono fare i conti con le quotidiane necessità umane, con la disillusione e il disincanto della realtà.

Nella sequenza finale, ci spostiamo in avanti di 5 anni, nel futuro di Mia e Sebastian. Non vediamo Mia e Sebastian assieme, ma vediamo Mia, attrice ormai di successo, accanto ad un altro uomo. Tutta la sequenza finale è un what if, cosa sarebbe successo se, visto attraverso gli occhi di Sebastian, che sta suonando nel locale jazz dove Mia e il marito si sono recati. Tuttavia, il fatto che Seb e Mia non sia rimasti assieme, non è da intendere meramente come un non -happy ending, dato che la scritta “the end” è blu e quando si sorridono, sono inondati di luce blu. Nel what if di Seb non è lui che sta suonando, non sono al Seb's. Lei si realizza ma lui no. Nella vita vera, invece, riescono a realizzarsi entrambi. C'è stima, c'è amore reciproco. Alla fine loro si sono giurati eterno amore anni prima. È un finale contemporaneo, coraggioso: la base su cui far fiorire un nuovo gusto cinematografico. E' interessante anche la modalità di arrivo al locale jazz, in entrambi i casi. Si esce dal traffico di Los Angeles. Mia ha il coraggio di cambiare, improvvisare: per Mia il percorso verso Oz è già stato compiuto. La la land parte dal traffico ma Mia, una volta raggiunto il successo, ha il coraggio di cambiare, seguire il cuore e la passione, che le fa ritrovare Sebastian ritrovare al Seb's.

Sempre nella sequenza finale, apprezziamo ancora di più l'ardimento di Chazelle, che ribalta in un certo senso l'idea canonica del musical. Si parte al massimo del musical all'inizio con “Another Day of sun”, numero corale con tantissime comparse, ma il film procederà sempre per sottrazione (quattro ragazze in “Someone in the Crowd”, poi Mia e Seb insieme in “A lovely Night”, a seguire pezzi singoli con “City of Stars e Audition”, infine solo musica con il brano finale, “Epilogue”). Si ripercorre tutto il film alla fine, ma nessuno canta. Siamo partiti dal mago di Oz e siamo arrivati a un nuovo sguardo cinematografico. E così, nell'abbandono sentimentale e nel risveglio dei nostri sogni, ci perdiamo nella favola sognante e, allo stesso tempo, disincantata, che è La La Land, un incredibile inno ai folli e ai sognatori.


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